Il S.r Galileo Galilei, P.ron Colend.moFiorenza
S.to Sisto.
1071.
FEDERICO CESI a GALILEO in Firenze.
Acquasparta, 12 gennaio 1615.
Bibl. Naz. Fir. Mss. Gal., P. VI, T. IX, car. 229. - Autografa. Facciamo seguire alla lettera il "parere", a cui il CESI allude alla lin. 14 [Edizione Nazionale], e che è, d'altra mano, nello stesso codice, a car. 230-231. Sul di fuori del "parere" si legge, di mano di GALILEO "P. C." precisamente come sul di fuori della lettera è scritto, pur di mano di GALILEO: "Pr. Cesi".
Molt'Ill.re Sig.r mio Oss.mo
Mi tiene con molto travaglio d'animo l'infirmità, già di due mesi, della S.ra mia consorte, dopo essersi sconcia di gemelli, seben hora va migliorando, ma adagio; onde non posso discorrer pienamente a mia sodisfattione con V. S. come vorrei, sodisfacendo alla sua gratissima delli 29 del passato, nella quale m'è stato carissimo intender nuova di V. S., et insieme m'è doluto non intender che sia libera dalle indispositioni di corpo e travagli di mente.
Questi nimici del sapere, che si pigliano per impresa il disturbarla dalle sue heroiche et utilissime inventioni et opre, sono di quei perfidi e rabiosi che non si quietano mai, nè vi è miglior modo di abbatterli affatto, che, non stimandoli punto, attendere a rihaversi bene, per compire poi le sue opre e darle al mondo a dispetto loro: che se poi sanno o pretendono, escano fuori a far veder a' dotti le lor raggioni; il che non ardiranno, o faranno in proprio vituperio. Intanto sentirà più a pieno il mio parere circa il reprimere la loro esorbitanza et iniquità, e far risentimento conveniente e giusto.
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