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      Sopra gli altri passi che mi sono piacciuti nella Lettera del Frate, mi par bello quello che comincia a fac. 12, verso 18; e honorato, ma dovuto, quello a fac. 13, ver. 25; vivo, quello a fac. 20, versi 3, e tutta la faccia 20 e 21; degno di gran consideratione, dal verso 24 della fac. 30 per tutta la trentunesima, 32, 33 e trentaquattresima. Nella trentacinque e trentasei vi č di peso la mia risposta data l'anno passato a Mad.a Ser.ma(372) In somma tutta č bella, ma la chiusa č bellissima: Quam magnificata sunt opera tua, Domine: nimis profundae(373) factae sunt cogitationes tuae: VIR INSIPIENS non cognoscet et STULTUS non intelliget haec. E questo, quanto alle lettere.
      Quanto al Sig.r Giorgio(374), V. S. non ha occasione di sentir dispiacere di me, perchč non ho fatto attione se non con consiglio di Mons.r Rev.mo Sommaia, quale darā sempre buon conto di me e delle mie operationi, come di quelle che son state indrizzate solo in servitio di S. A.: anzi credo che Monsignor voglia scrivere a V. S. lettera tale, che la potrā esser mostrata et a S. A. (dove non credo nč anche che bisogni) et a altri che fossero mal informati de' fatti miei; non dico, a' maligni, co' quali non si trova rimedio. In somma V. S. resti consolata, perchč, a dirgliela, Monsig.r Rev.mo mi tiene che io sia stato mezzo efficace a quietare i romori et a rendere questi signori obedienti a' suoi comandi. Con che li bacio le mani e me li ricordo, al mio solito, servitore obligatissimo.
     
      Pisa, il 9 d'Aprile 1615.
      Di V. S. molto Ill.re e Ecc.ma


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Le opere di Galileo Galilei
Volume XII. Carteggio 1614-1619
di Galileo Galilei
Barbera Firenze
1964-1965 pagine 687

   





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