Del suo negotio col S.r Cremonino ne procurerò buon essito col mezo del Giudice del Malefficio(376), che è mio confidentissimo; et ne scriverò questa sera.
Quanto a gl'istrumenti di vetro per misurare i temperamenti(377), i primi che io feci furono della maniera che V. S. Ecc.ma ha fatto fare i suoi, ma doppo ho multiplicata l'inventione in varii modi, che tutti non posso scrivere nelle presenti, non essendo io tanto otioso quanto sono stato quindici giorni fa, essendo rimasto di Pregadi et havendo havuto carico alli cinque Savii della Mercantia. Ma il partire questo negotio in più lettere, non portando alcuna fretta, darà occasione di visitarci più spesso, non intendendo io che l'occupationi mie interrompano i soliti et scambievoli nostri uffitii, che sono di solevamento al nostro animo et non di gravezza, ancorchè, consumandoci il tempo, ci prohibissero alcun'altra operatione.
Ho intesa l'oppinione sua circa la cagione dell'operare di essi istrumenti, la quale m'è riuscita carissima et molto ingegnosa, et ardirei quasi di dire anco vera, se non fosse che questa non è per sè stessa palese al senso, nè credo che per le cose palesi al medesimo senso si possi perfetamente provare; ma appaga assai più la ragione che i discorsi de' Peripatetici: poi che, se col calore esterno l'aere, che si trova nella palla di vetro riscaldata, si dillatta evidentemente in modo che spinge fuori l'acqua, è ben credibile che il calore(378) penetri dentro il vetro, et che ivi penetrato in maggior o minor quantità, richieda più o manco luoco; il quale non potendo in un istesso tempo capire l'aere et lo spirito tenue et igneo, è constretta l'aere a dar luoco: sì come, raffredandosi l'ambiente esterno, è credibile che lo spirito igneo, che soprabonda nella palla, esca fino che si equilibri con l'ambiente; onde, evacuandosi il luoco che lo capiva, convien succedere l'aere, et dopo di esso l'acqua o vino.
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