A che rifuggio si siino per dare non lo so, ma direi che se li bastasse l'animo, che si metteriano volentieri all'arme per sfogar la lor rabbia. E con pregare a loro cervello e a V. S. sanità, me li ricordo servitore, non potendo scrivere più in longo, perchè Monsignore m'aspetta a cena, dove li faremo inviti etc.
Il 6 di Maggio 1615, Pisa.
Di V. S. molto Ill.re et Ecc.maAspetto l'Apologia(397).
Ser.re Oblig.mo e Dis.loD. Benedetto Castelli.
Il Sig.r Giorgio(398) li bacia le mani, e spera vederla in breve.
Fuori, d'altra mano: Al molto Ill.re et Eccell.mo mio Sig.re Col.moIl Sig.r Galileo Galilei, p.o Filosofo di S. A. S.ma
Firenze.
1119*.
CORNELIO..., Inquisitore di Firenze, a GIO. GARSIA MILLINI in Roma.
Firenze, 11 maggio 1615.
Cfr. Vol. XIX, pag. 313 [Edizione Nazionale], Doc. XXIV, b, 10).
1120**.
BENEDETTO CASTELLI a GALILEO in Firenze.
Pisa, 13 maggio 1615.
Bibl. Naz. Fir. Mss. Gal., P. III, T. VII, 2, car. 44. - Autografa.
Molto Ill.re et Ecc.mo Sig.r e P.ron mio.
Mando a V. S. Ecc.ma un sacchetto, dentrovi novecento e trenta quattro testoni, quarantacinque zecchini, e dieci grazie, che sono in tutto trecento trenta due scudi, due lire, sei soldi e otto dinari, havendo dato un scudo di colletta al bidello. Il sacchetto è sigillato con due sigilli et arme mie, presente Gio. Batta(399), quale bacia le mani a V. S. L'istesso fa Michele.
Le osservationi che ho fatte son queste:
[vedi figura 1120.gif]Se non mi fosse sopravenuta una furia di nugole, haverei osservata la congiontione del più vicino a Giove.
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