Pisa, il 20 di Maggio 1615.
Di V. S. molto Ill.re et Ecc.maOblig.mo Ser.re e Disce.lo
D. Benedetto Castelli.
Fuori: Al molto Ill.re et Ecc.mo Sig.r e P.ron mio Col.moIl Sig.r Galileo Galilei, p.o Fil.o di S. A.
Firenze.
1124*.
[GALILEO a PIERO DINI in Roma].
[Firenze, maggio 1615.]
Bibl. della R. Accademia dei Lincei in Roma. Cod. Volpicelliano A, car. 177r.-178r. - Copia di mano sincrona.
Io scrissi 8 giorni fa a V. S. molto I. e Rev.ma rispondendo alla cortesissima sua delli 2 stante(409), e la risposta fu brevissima; perchè mi trovavo, come anco di presente, tra medici e medicine, travagliato di corpo e di mente per molti rispetti, e in particulare per non veder venire a un fine di questi rumori, promossi senza nissuna mia colpa contro di me, e recevuti, per quanto mi pare, da' superiori come se io fussi il primo motore di queste cose; le quali per me sariano dormite sempre, parlo dell'entrare nelle Scritture Sacre, nelle quali non è mai entrato astronomo nessuno nè filosofo naturale che stia dentro a i suoi termini: e mentre io seguo la dottrina di un libro ammesso da S.ta Chiesa, e mi escono per traverso filosofi nudissimi di simili dottrine e mi dicono che in esse son propositioni contro alla fede, et io voglio, per quanto posso, mostrar che forse loro s'ingannano, mi vien serrata la bocca et ordinato ch'io non entri in Scritture; che è quanto a dire, il libro del Copernico, ammesso da S.ta Chiesa, contiene in sè eresie, e si permette a chiunque per tale lo vuol predicare il poterlo fare, e si vieta a chi volesse mostrare che e' non contraria alle Scritture l'entrare in questa materia.
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