E però, se bene ho lodato a V. S. il non haver mostrato tale scrittura a quel personaggio(413), sì come glielo lodo ancora, tutta via non vorrei che l'haver alcuni grandi costà opinione che io non applauda alla posizion del Copernico se non come ipotesi astronomica, ma in effetto non vera, e stimando loro che io forse sia de' più additti alla dottrina di questo autore, sì che tutti gl'altri suoi seguaci ancor la reputin tale, gli fusse stato più facilmente scorrere al dichiararla erronea quanto alla verità naturale; che, s'io non mi inganno, sarebbe forse errore, perchè prima la verità è che in altre dimostrationi. Però sopra questo punto desidererei(414) che fosse con S. P., e lo andassero esaminando.(415)
Ma, per concluderla finalmente, se io, mosso da pari zelo verso la reputatione di S.ta Chiesa, et havendo imparato da Santo Agustino e da altri Padri quanto grave errore sarebbe il dannare una propositione naturale che non sia prima convinta, per necessarie dimostrationi, di falsità, anzi che tardi o per tempo si potrebbe dimostrar vera, mi offerisco, in voce e in scrittura, di produr quelle ragioni che hanno persuaso me, e tutti gli altri che l'hanno intese, a creder tal posizione, che perdita (?) ci è nel sentirle? come non sarà facilissimo il confutarle? Chi, disinteressato, sarà così poco avveduto che non scorga che quei che fanno le furie per far dannar quest'autore senza sentirlo e questa dottrina senza esaminarla, fanno ciò più per mantenimento del proprio errore che della verità? e che, non potendo nè sapendo rispondere alle ragioni non capite da loro, cercano in ogni possibil modo di precider la strada di dover venire a trattarne?
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