Et perchè io sento che viene in casa di S. Altezza nostro Signore, et so che è suo servitore, ancorchè io non ne sia stato da V. S. avvertito nè ella me n'habbia detto nulla, tuttavia ardisco, per bene, di dirne questo motto, perchè, secondo che egli viene qua o per curiosità o per negozi suoi o per alcuno servizio di S. A., si possa haver lume et cercar sempre che tutte le cose dependenti da cotesta Serenissima Casa ci camminino di maniera d'haverci il loro pieno et da poter dare et ricevere quella sodisfatione che conviene et è ragione.
Fuori: Al molto Ill.re Sig.r mio Oss.moIl Sig.r Curzio [Picchena], p.mo Seg.rio di Stato di S. A. S.ma
Firenze.
1150*.
PIERO GUICCIARDINI a COSIMO II, Granduca di Toscana, [in Firenze].
Roma, 11 dicembre 1615.
Arch. di Stato in Firenze. Filza Medicea 3330 (non cartolata). - Autografa la sottoscrizione.
Ser.mo Signore,
Il Galilei, arrivato qua, mi ha porto lettera dell'A. V. S., et anco in voce, sendo stato da me, mi ha esposto le molestie dalle quali li pare esser tocco e travagliato. Et se bene è misera cosa stare con sospetto di doversi giustificare in certa sorte di materie, io in ogni bisogno che gli venga gli porgerò tutta quella assistenza et aiuto che sarà possibile et che è ragione, come servitore dell'A. V. S. et huomo di molto sapere et merito, et come l'A. V. S. mi accenna et comanda. Alla quale humilissimamente m'inchino.
Di Roma, li xi di Dic.re 1615.
Di V. Alt. Ser.maHumil.mo e Devot.mo Ser.re
Piero Guicciardini.
Fuori: Al Ser.mo Gran Duca di Toscana,
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