Qua è uno certo Flamminio Figliucci, che manda fuori uno libretto di rime et prose sotto nome di Lorenzo Salvi (ambidue, secondo me, Sanesi), intitolato(450): Stanze sopra le nuove stelle scoperte col nuovo occhiale, con una breve dichiarattione, dedicate all'Ill.mo Card.le Aldobrandino. Fa due canti, il primo di 54 ottave, il secondo di 68, et poi se gli dichiara et se gli comenta da sè medesimo. Io l'ho letto tutto, ma quanto al darne giudittio non posso dirne niente, perchè non è mia professione la materia della quale egli ragiona. Dirò solamente che fa notomia et rende le ragioni di tutto quello che si fa lassù ne' cieli con tanta sicurtà, che bisogna che ci sia qualche cosa di grande, perchè con tanta sicurtà non possono parlare se non gli huomini di gran sapere o di grande ardire. Quello che pare a me, è che molto scarsamente sia proceduto con la lode dove et con chi la meritava, tanto più che, vestendosi da poeta, poteva maggiormente allargarsi. Inculca più volte che l'occhiale è stato trovato in Fiandra, migliorato in Italia, ma non dice da chi; che con l'occasione delle stelle di Giove altri hanno osservate altre stelle, come sono i matematici del Collegio Romano Giesuiti; che il primo osservatore delle macchie solari è dubbio chi sia, ma però che la sta nel finto Apollo Giesuita et in V. S.; et perchè debbe havere la procura dalle parti, si fa arbitro, et giudica che l'uno et l'altro è il primo, ma uno in Germania et l'altro in Italia. Dove parla delle stelle intorno a Giove (le quali mai, che io mi ricordi, chiama Medicea), dice pure che l'inventione è di V. S.; et quanto dice e s'allarga è questo poco d'ottava, dalla quale vedrà, come da uno saggio, la S. V. la qualità del verso:
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