58. - Autografa.
Ill.mo Sig.re e Pad.ne Col.mo
Conosco più l'un giorno che l'altro come ero grandemente bisognoso di trasferirmi qua per poter una volta ridurmi in stato di quiete, la quale spero in Dio d'esser per ottenere, non perchè io creda che i miei nimici si sieno per placar mai, ma perchè non dovrà rimaner loro più campo dove esercitar le loro calunnie contro di me, quando le più gravi gli saranno riuscite vane, come tutte l'altre macchine sin qui.
Il venire a i particolari sarebbe cosa lunghissima per me e tediosa per V. S. Ill.ma, occupata sempre in negozii gravissimi: però differendo a bocca i miei casi varii e gl'accidenti particolari, solo terrò ragguagliata V. S. sopra i generali; nè per hora gli dirò altro se non che, se bene continuamente mi si vanno scoprendo intoppi, tutta via altrettanti se ne vanno superando, nè mi spavento punto nelle tempeste, le quali col tempo e con la sofferenza, e prima con l'aiuto divino, supererò tutte.
Bacio reverentemente a V. S. Ill.ma le mani, augurandogli felice Capo d'anno insieme con molti altri, e la supplico a baciar humilissimamente la veste a loro AA. Ser.me in mio nome.
Di Roma, il p.o dell'anno 1616.
Di V. S. Ill.maDev.mo et Obblig.mo Ser.re
Galileo Galilei.
1161.
ANTONIO QUERENGO ad [ALESSANDRO D'ESTE in Modena].
Roma, 1° gennaio 1616.
Bibl. Naz. Fir. Mss. Gal., P. I, T. XV, car. 53. Cfr. l'informazione premessa al n.° 1156.
.... A quello che scrissi mercordì sera(466) del Galileo, aggiungo ora che la sua venuta a Roma non è, come si credeva, affatto voluntaria, ma che si vuole farli render conto come solvi il movimento circolar della terra e la dottrina, in tutto contraria, della Sacra Scrittura.
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