Di V. S. Ill.reS.r Galileo Galilei.
Aff.mo Serv.reCurzio Picchena.
Fuori: All'Ill.re Sig.r mio Osser.moIl Sig.r Galileo Galilei.
Roma.
1182.
GALILEO a [CURZIO PICCHENA in Firenze].
Roma, 20 febbraio 1616.
Bibl. Naz. Fir. Mss. Gal., P. I, T. IV, car. 65. - Autografa.
Ill.mo Sig.re e Pad.ne Col.mo
La lettera del Ser.mo G. D. nostro Signore(503) fu presentata da me subito in mano dell'Ill.mo e Rev.mo S. Car. Orsino, il quale la lesse con infinito gusto, e volse che io stesso la rileggesse in sua presenza, e disse non veder l'hora di abboccarsi con l'Ill.mo e Rev.mo Borghesi per mostrargli detta lettera, e si mostrò ardentissimo in favorir la causa publica che hora si tratta, e disposto a trattarne sino con S. S.tà medesima, havendol'io bene informato dell'importanza del negozio, e di quanto ci era bisogno (oltre al merito e equità della causa stessa) di una autorità non ordinaria contro all'implacabile ostinazione di quelli che per mantenimento del lor primo errore non lasciano ([de]posto ogni zelo di religione e pietà) di por mano ad ogni machina e stratagemma per ingannare gli stessi superiori, a i quali sta il deliberare. Ma io spero in Dio benedetto, che sì come mi fa grazia di arrivare allo scoprimento delle loro fraudi, così mi darà facultà di potergli ostare, e ovviare a qualche deliberazione dalla quale ne potesse succeder qualche scandalo per S.ta Chiesa. E benchè io sia solo contro all'impeto di tanti, che vorrebbono con le medesime malizie macc[hiare] anco la mia riputazione, tutta via so che si sforzano in vano: poichè, non proponendo io mai cosa alcuna che io non la dia anco in scritture, al contrario de' miei avversarii che ascosamente e furtivamente vanno tramando, le medesime scritture faran sempre palese a gl'huo[mi]ni giusti del santissimo mio zelo e rettissima mente.
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