Ma sopra tutto conoscerà V. S. con quanta flemma e temperanza io mi sia governato, e con quanto rispetto io habbia hauto riguardo alla reputazione di chi, per l'opposito, senza veruno riserbo ha acerbissimamente sempre proccurata la destruzzione della mia; e la farò stupire. Questo dico a V. S. Ill.ma, in evento che sentisse da qualche banda giugner costà cosa che paresse aggravarmi(519), che assolutamente sarebbe falsissima, sì come spero che da altre bande non alterate si intenderà.
Quanto alla mia scorsa sino a Napoli(520), sin hora i tempi e le strade sono state pessime; se si accomoderanno, vedrò quello che potrò fare, volendo anteporre il ritrovarmi qui alla venuta del S. Cardinale ad ogn'altro mio affare. In tanto rendo grazie alla benignità di loro AA. Ser.me, le quali trovo sempre tanto humanamente inclinate a favorirmi; et a V. S., come mio singolarissimo padrone e protettore, resto infinitamente obbligato, e con ogni reverenza gli bacio le mani.
Di Roma, li 6 di Marzo 1616.
Di V. S. Ill.maDev.mo et Obblig.mo Ser.re
Galileo Galilei.
1188.
GIOVANFRANCESCO SAGREDO a GALILEO in Roma.
Venezia, 11 marzo 1616.
Bibl. Naz. Fir. Mss. Gal., P. I, T. VII, car. 237-238. - Autografi la sottoscrizione e l'indirizzo.
Molto Ill. Sig.r Ecc.mo
Seguì già un mese et mezzo in circa la morte del Sig.r mio padre(521) per accidente di apoplesia, la quale sì come fu improvisa et inopinata, così per la grave perdita mi afflisse in estremo, et particolarmente perchè essendo io rimasto il più vecchio di tutta la nostra famiglia, conosco avicinarsi il tempo di passar all'altra vita, principalmente conoscendo la debolezza della mia complessione, esposta a ricevere danno gravissimo da picciolo et inevitabile patimento di freddo nel tempo del verno, seben nel resto mi sento, Iddio lodato, assai bene, essendo libero et sollevato dall'offesa ricevuta dalla passata staggione; per rispetto del quale et per la soverchia malinconia ho usato silentio con V. S. Ecc.ma per tante settimane(522). Hora mi ralegro seco del commodo et honore ch'ella riceve da S. A.za in questo viaggio di Roma, et del beneficio ch'ella spera conseguire dalla felicità di cotesta aria et buona qualità de' vini; et tanto maggiormente me ne ralegro, quanto che qui s'è sparsa voce esser lei transferita costì con incommodo, sforzatamente, per mali ufficii di quelli nostri amici confederati con Mess.
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