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      Ma il mio vero e natural dubbio è, che se la terra si movesse, noi doveremmo ogn'hora mutare altezza di polo, la qual cosa per sei anni continui io ho sperimentato che non si fa: perciochè il S.mo Gran Duca et il Ser.mo D. Francesco favorinno il vescovo Ignazio Danti che facessi un regolo d'ottonne di dodici braccia di lunghezza, in forma di un corrente voto, con sostegni, posari e sue appartenenze ed un pezzo d'arco nela cima in croce, in cui erano segnati i gradi, i minuti e i secondi molto grandi, ne' traguardi del quale strumento erono due vetri non dissimili a quegli che V. S. mette ne' i suoi occhiali, al quale strumento io accennai a V. S. due anni sono, sula piazza dela Nunziata, che voleva aggiungere molte cose e farne un altro più uffizioso, ma simile; con questo strumento ogni sera si misurava in quei tempi l'altezza del polo, e come egli fermato (sic) che il polo alzassi 43 gradi e 45 minuti sopra Fiorenza, per molti mesi che l'istrumento stette fermo, non si vide mai fare ad esso polo alcun mutamento, e pure l'istrumento per la sua grandezza poteva dimostrare ogni minimo mutamento: sichè questo solo mi riterrà che io non creda che la terra si muova. V. S. forse dubiterà che un vetro non possa pigliare e rendere gl'idoli per la distanza di dodici braccia. Se la toglie un vetro la cui superficie sia un pezzo di cerchio che habbia per diametro dodici braccia, gliene renderà subito; ma la lente vicina al'occhio vorrà essere fabbricata con grand'arte, a volere che l'aiuti, e non disaiuti.


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Le opere di Galileo Galilei
Volume XII. Carteggio 1614-1619
di Galileo Galilei
Barbera Firenze
1964-1965 pagine 687

   





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