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      Quanto ai cani(551), io ne desidero di quella sorte che qui chiamiamo cani gentili, che sono con lungo pelo, bianchi, macchiati di rossetto, i quali ancorchè riescano più belli quanto più piccioli, nondimeno sono desiderati da me di mediocre grandezza, desiderandone due, un maschio et l'altro femina, per farne razza, parendomi che quelli che con la soverchia astinenza non sono lasciati pervenir alla natural loro grandezza possino riuscire deboli et quasi inhabili alla propagatione: anzi se si potessero havere subito levati dalla madre, mi sarebbe caro allevarli io stesso a modo mio, nel solito mio casino, il quale al presente, per cagione d'un nuovo humor peccante, è fatto l'arca di Noè; et in particolare mi trovo un ucellino mai più veduto certamente in Italia, il ritratto del quale sarà con questa. Il predetto animaletto fu condotto da me di Soria con un altro di diversa specie, che morì: mi fu mandato di Babilonia dal mio Viceconsule, et è nato in Agrà, città regia del Gran Mogor, situata tra l'Indo et Gange, condotto con una incredibile patienza in un viaggio d'un anno fatto per terra da un Francese capriccioso, che diceva portarli al re di Franza. Questo non canta, nè tiene altra virtù che di vivere con semplice meglio et acqua, senza governo; et occorrendo, come più volte è accaduto, ritrovarsi senza vittuaria, fa tanto strepito per la gabia, sia di giorno o di notte, che con la sua insolenza m'ha sempre avertito del suo bisogno. Io, a dir il vero a V. S. Ecc.ma, lo apprezzo poco o niente, poi che, oltre la rarità, in che è riguardevole molto, non trovo cagione d'haverlo più caro d'un gardellino; ma tante sono state l'instanze che ho havute di darlo via, che mi sono posto in obligo, già che non l'ho dato al primo che me l'ha richiesto, di non donarlo ad altri.


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Le opere di Galileo Galilei
Volume XII. Carteggio 1614-1619
di Galileo Galilei
Barbera Firenze
1964-1965 pagine 687

   





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