Intorno a che due dubbietà mi nacquero: l'una delle quali è, che Marte è corpo grande, et oltre al testimonio del Padre Clavio, l'ho veduto io, anni sono, che al cader del sole nel Leone sorgeva esso in Acquario di tanta apparenza et ardore, che da molti venne stimato nuova stella o cometa; e se allhora fosse stato l'uso del telescopio, non sarebbe stato gran cosa che si fosse trovato essere il suo diametro visivo di quattro o di sei volte maggiore che quando è lontanissimo: chè così vengo osservando degli altri pianeti, i quali tutti sopra l'horizonte, o matutini o vespertini, di qualsivoglia nascimento visibile, si mostrano più e men grandi; ma con diversità simile a questa, non giammai. La seconda, molto più considerabile, è la totale occoltatione di Marte in sito del cielo et in lontananza sì fatta dal sole, che non so capere come ciò possa naturalmente accadere; et in conseguenza vengo riconoscendo non vera la dottrina che fin qui credei buona, del ricorso a gli epicicli, a i deferenti, a gli eccentrici, a gli augi et a gli opposti o appogei, o vero che, se pur sono, non salvino gli ascondimenti: perciochè, se questi cerchi vengono da Marte discritti, non mi pare ch'ad altro servire dovessero, che a difendere la diversità dell'apparenze; ma che bastino per difendere le occoltationi, io non li stimai, nè so ch'altra stella si sia mai occoltata, se non quella che si vide in Cassiopea l'anno 1572 e sparve il seguente, che ch'ella si fosse o dove; e se que' circoli havessero a servire anche a salvare le occoltationi, gran fatto mi parrebbe che prima di questo sparimento di Marte non ne fosse mai altro seguito in tante migliaia d'anni (giachè quello ch'avenne di Giove sotto 'l corpo lunare non si deve porre qui in costrutto, che fu spacio brevissimo), sì come si veggono tuttavia le diversità delle apparenze in loro con la discrittione di que' cerchi salvate.
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