Non è donque vero che soli sian quelli da' pianeti aggirati, anzi è necessario ch'altri ne formino, come V. S. accennò nel suo trattato delle macchie nel sole; e tanto men vera quella dottrina mi si reca inanzi, quanto è certo che le apparenze di Marte non si sono mai alla diversità di questa appressate: perciochè bene qualche sensibile diversità si è vista nel suo diametro, come in quello degli altri erranti; ma che l'habbia fatto sì piccolo vedere che simigliasse stella della quarta grandezza, non so che sia accaduto fin hora mai, in tanta lontananza massime dal sole, che si trovava allhora in parti 28.30 sì del Leone, e Marte in 9.24 della Libra, secondo il calcolo del S.r Magini. So che Tolomeo assegna spacio di gr. 26, m. 14 (se male non mi sovviene) a Marte, nel quale ha l'occaso eliaco; ma fuori di quello, e di tanto, come si è visto, non so per quale ragione debbia togliersi il nascimento eliaco a questo pianeta. Nè mi salda il Padre Clavio, che non sa risolversi della distanza di questa o di quella stella dal sole per mostrarsi, adducendo che non ciascuna è d'una stessa grandezza, nè ciascuna è nella medesima latitudine dall'ecclittica; perciochè favella egli solo per aventura delle fisse, come da' luoghi di Vergilio e di Ovidio ch'ei porta resta assai provato: e se ci piacesse pure di non torre dal favellar suo l'erranti, non resto perciò soddisfatto, perchè non dobbiamo inforsare ch'altra fiata Marte habbia havuta molto menor latitudine dall'ecclittica e molto menor lontananza dal sole di che hebbe il dì 22 d'Agosto 1615 et ha pur hoggi, che è di gr
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