Padre Inquisitore di Ancona, mio riverito padrone, sopra questa fuga di Marte; ma, vaglia il vero, si ricappa anzi spirito d'imaginata profetia e di fin predire saeculum per ignem, che ragione filosofica o matematica della piccolissima apparenza e poscia dello sparimento totale di Marte. Ma perchè fin hora V. S. tace, e la mia curiosità o 'l natural disiderio di sapere non sa più oltre rattennersi, ho risoluto scriverle questo poco, ancorch'ella non mi conosca anche per aventura di nome, affidato nella cortesia di cui la sento per molte bocche segnalatamente lodare, e per dar di mano a questa occasione di accennarle la riverenza ch'io porto al suo nome e la stima ch'io tengo prencipalissima dell'opre sue, le quali son tutte da me con diligenza procurate, e le tre stampate non solo, ma altre a penna ho con mio incredibil diletto viste. Vengo donque a vivamente pregarla in luogo di grazia singolare a voler dirmi, con suo agio, qualche cosa intorno a questa materia, et a benignamente permettermi ch'io le dica: Quamdiu animam nostram torques? Promise V. S. nel suo Aviso Sidereo d'insegnare il modo vero di formare il telescopio, sì che potessero vedersi tutte le forme che sono alla natural vista invisibili; nè fino a questo giorno l'ha fatto. È il vero che pare se ne voglia scusare nel suo trattato delle cose che stanno su l'acqua o si muovono in quella; et il mondo haverà la scusa ammessa e quella proroga, fatta anche senza citar la parte e da giudice troppo interessato, ch'è V. S. stessa: ma non so poi quanto volentieri senta la seconda dilatione, molto più lunga, e pur senza essere citato.
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