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      Non che io ci metta dubbio alcuno, per quel che depende dalla persona di Sua M. e di questi due Eccellentiss. SS. a i quali io scrivo, della benignità, umanità e grandezza d'animo de i quali canta palesamente la fama; ma perchè talvolta accade, e massime nelle gran corti, il dovere uno eminente in qualche professione soggiacere a' giudizi di tali che intendono sotto la mediocrità, infelicità la quale io ripongo tra le maggiori che accadano a gli uomini, e perchè colla poca intelligenza va sempre accompagnata l'invidia, fregiata anco bene spesso con qualche poco di malignità, nè io credo che si trovi nel mondo odio maggiore che quello dell'ignoranza contro il sapere, però non è senza ragione se io ci fo sopra gran reflessione, e ne ricorro per iscudo al favore dell'accortezza e prudenza di V. Ecc.: e sebbene io son sicuro che, palesando io il mio trovato, egli è per essere resolutamente messo in uso e sommamente stimato in questo o in altro tempo, poichè altro modo non ci è, nè miglior di questo si può anco immaginare o desiderare, nulladimeno io non vorrei aggiugnere alle fatiche durate un travaglio all'animo e nuovo disagio alla vita, per ricompensarlo una volta con quel poco di gloria che dopo morte fusse renduta al mio nome. Il mio fine è di apportare a Sua M. cosa nobile ed utile: questa mia buona intenzione è stata laudata e fomentata da queste Sereniss. Altezze, desiderose d'ogni piacimento di Sua M.: non debbono questi affetti altro contraccambio ricevere che di grazia, e questo si spera da Sua Maestà, e dall'umanità di chi proporrà e maneggerà questo negozio.


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Le opere di Galileo Galilei
Volume XII. Carteggio 1614-1619
di Galileo Galilei
Barbera Firenze
1964-1965 pagine 687

   





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