Quanto dunque più ardente e giusto [è] il desiderio ch'havrei di satiare gli orechi delle sue parole, tanto più facile, in luogo di quelle, sia l'impetrare da V. S. le sue lettere; di che mentre la suplico d'onorarmi, le bacio le mani, augurandole felicissimo l'anno novo.
Di Roma, il dì ult.o del 1616.
Di V. S. molto Ill.reAff.mo Ser.re
Virginio Cesarini.
1240.
GIOVANNI CIAMPOLI a GALILEO [in Firenze].
Roma, 31 dicembre 1616.
Bibl. Naz. Fir. Mss. Gal., P. I, T. VII, car. 259. - Autografa.
Molt'Ill.re et Ecc.mo S.re e P.ron mio Oss.mo
Vivo più che mai devoto servitore di V. S., e vorrei che, conforme all'affetto et alla veneratione che io le porto, mi si porgesse occasione di testificarle la mia servitù. Se i suoi comandamenti vorranno una volta provarsi a vedere se io devo esser messo nel catalogo de i servitori disutili totalmente, io non recuso di venire a questo cimento, anzi ne la supplico, perchè io spero che dalla prontezza del desiderio siano per ricevere augumento le mie poche forze, sì che in qualche parte ella non si havesse a distorre dal reiterarmi le gratie d'altri suoi comandamenti.
Io qua mi trovo con ottima sanità. Venni per alloggiar dal S.r Don Virginio(659) due giorni, e la cortesia di questo Signore non mi vuol lasciar partire; sì che mi credo che per questa invernata riceverò il commodo e la gratia profertami con sì affettuosa instanza che non mi par lecito il ricusarla, anzi al genio mio è desiderabilissima, particolarmente seguendo ciò senza una minima diminutione della mia solita libertà.
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Roma Ill Ser Cesarini Firenze Ill Ecc Oss Don Virginio
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