V. S. me ne dica il suo parere, anco con qualche sperienza che farà con maggior essatezza, perchè i corrolarii che da ciò ne verrebbero non sono di puoco conto.
1254.
BENEDETTO CASTELLI a GALILEO in Firenze.
Pisa, 16 maggio 1617.
Bibl. Naz. Fir. Mss. Gal., P. VI, T. X, car. 23. - Autografa.
Molto Ill.re et Ecc.mo Sig.r mio Col.mo
Sin hora non è ancora gionto in Pisa, di ritorno di Livorno, il navicellaio Angelo di Matteo da Capraia: quando verrà, lo spedirò subito, acciò V. S. resti servita.
La medesima sera che V. S. partì di Pisa, alloggiò qua un Padre D. Placido Mirto, Napoletano Teatino, lettore di filosofia, e predicatore e teologo singolare, e, quello che mi diede l'ultimo gusto, laudatore miracoloso dei meriti e valore di V. S. Ecc.ma Legge filosofia peripatetica sì, ma reputa ben fatto il mutare le opinioni che non si possono accommodare alle nove osservazioni; si contenta di confessare il cielo generabile e corruttibile, di sustanza duttile e cedente più che l'aria stessa; si ride della superstiziosa multiplicità delli orbi; osserva a dilongo le macchie solari; ha rincontrati i Pianeti Medicei, fatte le osservazioni di Saturno, et in somma non ha difficoltà a dire che Aristotile habbi fallato e in questo et in moltissime cose. Mi disse d'essersi imbattuto più volte a diffendere la dottrina di V. S. sino nel particolare del moto della terra, tenendo il libro del Copernico sospeso, ma la opinione non dannata nè dannabile; sì che io hebbi grandissimo gusto. In questi ragionamenti mi significò che in Roma, di novo e di presente, questi nemici delle verità non cessano di tentare nove machine: però se V. S. procurasse di saperne l'intero, non sarebbe se non bene.
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