Mi scrive V. Ecc., che avendo Sua M. sborsato molt'altre volte grosse somme di danari anticipatamente su le semplici promesse d'altri, che si sono offerti di darle invenzioni intorno al medesimo effetto, le quali poi son riuscite vane, ha finalmente risoluto non voler più per l'avvenire far simili sborsi se non dopo la sicurezza della riuscita del negozio: al che io non replico altro; ma all'incontro dico che nè alle mie facultà nè alla mia reputazione conviene ch'io mi esponga ad un viaggio lungo ed incommodo, di grande spesa, per presentare ad un Principe grandissimo cosa di suo utile notabile e da esso molto desiderata, con dubbio d'incontrar di quelle difficoltà e di quei disgusti che spessissimo volte incontran quelli(698) che hanno a superare o l'invidia o la malignità o qualche altro difetto che talvolta risiede in persone a' giudizi delle quali si riportano i gran signori. Però, ed acciocchè Sua M. possa assicurarsi di non buttar via il suo, e che io possa con minor incommodo e maggior mia reputazione trasferirmi costà, per dimostrare in Siviglia o Lisbona o dove fosse più opportuno, sinchè appieno si effettuasse la mia promessa, ho pensato, e ne ho ottenuta licenza dal Gran Duca mio Signore, di offerire alla Maestà Sua questo mio ultimo trovato, già del tutto fatto sicuro ed effettuato, per sicurezza delle galere di Sua M., e che quella all'incontro mi dia 1500 doppie, le quali mi debbano servire per la spesa del viaggio, dimora in Ispagna e ritorno per me e per quelle persone che mi sarà necessario condurre per aiuto al compimento del negozio della longitudine, e per la spesa di strumenti che di qua mi bisognerà condurre: e che io sia per impiegar questo danaro per tal servizio, ne darò a Sua M. ogni sicurezza, fino alla parola dello stesso Gran Duca.
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