Ma quando non si possa sfuggire di soggiacere a i giudizi d'altri (cosa che io non solo non schiverei, ma la cercherei, quando si avesse a trattar con persone intelligenti e di mente sincera), io domando bene che ogni contradizione e opposizione, che altri voglia farmi, mi sia data in iscrittura, acciò in ogni occasione io potessi prevalermene per mia giustificazione appresso il mondo, acciò non dall'esito solo, come per lo più suol fare, ma dalle mie proposte e dall'altrui opposizioni potesse meglio restar capace e far giudizio più retto delle cose mie.
Finalmente, quanto alla recognizione che Sua Maestà pensi di dare al ritrovator di questo artifizio, quella che mi viene accennata da V. Ecc., dei duemila ducati di rendita perpetua, è molto inferiore a quella che aveva intesa in Roma in casa l'Illustriss. Sig. Card. Borgia(701), che era di ducati seimila, con una croce di S. Iago, e che tal premio era già gran tempo fa stato in tal modo stabilito. Però prego V. Ecc. ad accertarsi di ciò: ed essendo come intesi in Roma, questo si potrà stabilire; ma quando ciò non fosse, io rimetterò in V. Ecc. il serrare il partito con ogni mio maggior vantaggio, concernendo anco l'onorevolezza del premio alla reputazione: con questo però, che il più basso segno al quale V. Ecc. descenda, non sia meno di scudi quattromila di rendita l'anno durante la vita mia, li quali dopo la mia morte si riduchino e si perpetuino in duemila a' miei eredi e successori, a mia disposizione; intendendo anco che io sia onorato del sopraddetto grado di Cavaliere di S. Iago, se però è vero che nell'intenzione di Sua M. e de i re antecessori sia stato questo pensiero, di onorare il ritrovator di questo negozio di tal grado.
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