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      Haverò caro che abbia acconcio il muso, conforme l'abuso comune, et ne resterò molto obligato a V. S. Ecc.maLa licenza che ho dato alla sudetta bestiaccia è stata con ferma intentione di non addossarmi più così gran caric[a] come quella che ho sostenuta fin hora, non tanto per la spesa, che certo trappassava 500 scudi all'anno, quanto per l'intrico et servitù di custodirla et guardarla, perchè, essendo giovanetta et di esquisita bellezza, ho convenuto invigilar con mille insolite et sottilissime cautelle perchè non fosse da altri goduta a spese mie; il che essendomi, per quanto ho potuto sapere, assai bene riuscito per quattro anni continui, et essendomi di già passati li furori et lo stimolo, voglio godermi della quiete et con picciolo interesse sodisfar al bisogno della natura, che certo è pochissimo: di che tanto più me n'assicuro, quanto che in questa transmigratione non ho sentito patir punto il mio animo, et conosciuto chiaramente esser maggiore l'amore che io porto a me stesso di quello che portavo a lei, ancorchè stimata da me esquisitamente bella. Per questo accidente mi è cessata parte considerabile delle mie occupationi, perchè seben veramente io non havevo molto gusto della sua conversatione se non al tempo del mio bisogno, tuttavia non passava giorno che io non convenissi lasciarmi vedere, per mantenerla in fede et secondare il suo gusto, per quanto estrinsecamente dimostrava. Teneva ella occupati sempre li miei servitori, et mi era di tal impedimento, che certo parmi haver fatto sì grande acquisto col liberarmi da lei, che con ragione parmi doverne discorrer tutti questi particolari con V. S. Ecc.ma per darli parte di una grande mia felicità, che so doverle riuscir molto cara per amor mio.


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Le opere di Galileo Galilei
Volume XII. Carteggio 1614-1619
di Galileo Galilei
Barbera Firenze
1964-1965 pagine 687

   





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