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      Concludo per tanto, che quando anco non si potesse prendere la longitudine se non ogni due o tre giorni, tanto basterebbe e sarebbe d'estrema utilità, perchè ne i tempi tramezzi la consueta osservazione del cammino ci manterrebbe in cognizione propinqua e bastante del vero sito in che ci troviamo. Ora, come altra volta ho scritto a V. Ecc., nel mio trovato noi abbiamo in ciascuna notte due, tre, quattro, ed anco talvolta più, aspetti accomodati per prendere la longitudine, e questo per dieci mesi dell'anno. Ma che più? se il mondo è stato sin ora senza potere avere cognizione alcuna delle longitudini, fuor che nelle ore degli eclissi lunari, che, ragguagliato, non danno appena una volta l'anno tal notizia, nè però si è restato di navigare per i mari vastissimi, ne i quali per tal mancamento spesso si smarriscono i vascelli, come non ci sarà d'infinita utilità l'averla mille volte in ciascheduno anno, e molto più precisa che dagli eclissi lunari? Perchè possa accadere una volta in cento che nè anco dal mio trovato si ottenga il desiderato comodo, non dee indurci nel disprezzo di tutte le volte che trar ne lo potremo, poichè tante e tant'altre arti pur si esercitano, benchè molto più frequentemente ci defraudino; nè disprezziamo la medicina benchè non guarisca tutti gl'infermi, nè depongono le navi l'artiglierie, ancorchè de' cento tiri novanta sieno fallaci, nè si lascia l'istessa navigazione, perchè alcuni vascelli periscono; anzi, se noi considereremo bene, troveremo in ciascheduno esercizio farsi gran capitale d'ogni minima aggiunta di perfezione, perchè in simili civanzi finalmente si fanno gli acquisti grandi.


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Le opere di Galileo Galilei
Volume XII. Carteggio 1614-1619
di Galileo Galilei
Barbera Firenze
1964-1965 pagine 687

   





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