Il ministerio di M. Camillo è veramente il maneggio di diverse robbe et vittuarie consignate a lui per dispensarle a' nostri lavoranti, e questa è la maggior bassezza a che egli è sottoposto, che però non riesce con fatica et opera da servitore, perchè quelli che ricevono o consegnano le robbe fanno quello che egli commanda; nel resto maneggia egli la pena solamente e commanda, sì come il fattore principale scrive et commanda solamente, et se mette la mano in qualche cosa, lo fa per proprio gusto, e perchè il mantener sussiego, in alcune persone, è cosa ridicola et vitiosa: in quel paese ove sono ambi due, ogni persona li riverisce, sono stimati et honorati, sì per rispetto nostro come per l'auttorità che tengono nei nostri negotii, onde quella gente che vive con noi li riconosce come padroni e mercanti principali. Vorrebbe M. Camillo subintrare in luogo di quello che parte, et mi ha scritto assai chiaramente dovergli riuscire molestissimo che alcuno gli sia superiore. Confidiamo assai nella bontà che dimostra, e ci pare ancora in qualche parte incaminato nell'intelligenza dei nostri negotii; ma la gioventù sua sì come spaventa noi a commettergli la somma delle cose nostre, che son moltiplici e di grand'importanza, così parmi che potesse persuaderlo ad havere patienza di lasciar passare(810) qualche tempo a pervenire al segno che egli pretende: et in questo mi sarà caro che V. S. Ecc.ma dolcemente lo ammonisca.
Scritto fin qui, ricevo in un medesimo punto le lettere di V. S. Ecc.ma di 11 del presente et le alligate del S.r Cremonino(811), al quale mandarò la copia dello scritto et offerirò la piezzaria, seben dissegno di valermene in apparenza per cambiare il suo debito nel nome di qualche nobile, spronandolo col danno dell'interesse, desiderando io far che V. S. Ecc.ma resti servita quanto prima.
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Camillo Camillo S. Ecc S. Ecc Cremonino S. Ecc
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