Della quale questa che gli mando è veramente una tal poca abozzatura, perchè fu da me frettolosamente scritta e mentre speravo che il Copernico non havesse, ottant'anni doppo la publicazzione della sua opera, a essere giudicato per erroneo; sì che havevo in pensiero di ampliarmi, con maggior comodità(845) e tempo, molto e molto più sopra questo medesimo argomento, apportandone altri riscontri e riordinandolo e distinguendolo in altra migliore forma e disposizzione: ma una sola voce celeste mi risvegliò, e risolvette in nebbia tutti li miei confusi(846) et avviluppati fantasmi. Però lo accetti l'A. V. S. benignamente, così incomposto come sta; e se mai mi sarà conceduto dalla divina pietà di ridurmi in stato di potere qualche poco affaticarmi, aspetti da me qualche altra cosa più reale e ferma: e tra tanto resti sicura che io mi conosco tanto altamente obligato all'infinita sua cortesia, che sì come ho per impossibile il poter mai sciormi da tanto obligo, così sono sempre per adoperarmi ad ogni suo minimo cenno, per dimostrarmegli servitore grato.
E qui humilissimamente inchinandomegli, con ogni reverenza gli bacio la veste, e la supplico alle occasioni a raccomandare alla Ser.ma sua sorella e mia Signora(847) la devotione con la quale io amendue le AA. loro(848) reverisco. Et il Signor Iddio gli conceda il colmo di felicità.
Di Firenze, li 23 di Maggio 1618.
Dell'A. V. S.
Humiliss.o(849) et Oblig.mo Ser.reGalileo Galilei.
1325*.
COSIMO II, Granduca di Toscana, a FRANCESCO MARIA DELLA ROVERE in Urbino.
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