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      Però supplico V. S. Ecc.ma ad essortarlo a venire, [se] la servitù dell'Ecc.mo S.or Principe(859) non lo ritiene talmente, che non possi per otto o dieci giorni allontanarsi da quella.
      Li salsicciotti, benchè lei per cosa grossolana li reputi, sono a mio gusto assai gentili; de' quali non la voglio ringraziare adesso, aspettandolo a far di presenza, il che desidero sia quanto prima. E mentre sto con questo desiderio, me li offerisco di tutto core, facendoli appresso humilissimamente riverenza per mio nipote, il quale prega V. S.ria Ecc.ma si voglia degnare d'ascriverlo nel numero de' suoi humilissimi servitori, chè così desidera d'esser e di vivere.
     
      Di Pescia, li 9 di Luglio 1618.
      Di V. S. molto Ill.re et Ecc.maDevotiss.mo Ser.re
      Giulio Gerini.
     
     
     
      1331.
     
      FEDERICO CESI a [GALILEO in Firenze].
      Acquasparta, 10 luglio 1618.
     
      Bibl. Naz. Fir. Mss. Gal., P. VI, T. X, car. 42. - Autografa.
     
      Molt'Ill.re e molto Ecc.te Sig.r mio sempre Oss.mo
     
      Sono molti mesi ch'io non ho nuova alcuna di V. S.; e 'l non haverla io procurata con lettere, è proceduto dalla moltitudine di negotii che m'hanno tenuto questo tempo in Roma oltra modo oppresso, raddoppiati nel volermene io sbrigare per venirmene in questi miei luoghi a rubbar quel più di quiete et otio che potrò; ma può ben esser certa ch'ansiosissimo son stato sempre e sono d'intender della sua buona salute. Mi doglio che per questa stagione sia svanita la speranza ch'ella sia per favorir me e questi luoghi, che m'era di grandissima consolatione: almeno sia a rifrescata.


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Le opere di Galileo Galilei
Volume XII. Carteggio 1614-1619
di Galileo Galilei
Barbera Firenze
1964-1965 pagine 687

   





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