Veramente s'ella potesse far compiacere questo Signore per mezzo di qualche raro artefice, il favore giungerebbe desiderato e sarebbe gradito oltre modo.
Io poi supplico V. S. a ricordarsi che una volta ella mi amava; voglio inferire che, se non per forza di mio merito, almeno per costanza del giuditio suo, ella non deve in questa lontananza permettere che, con tanto pregiuditio di mia riputatione, mi si diminuisca l'affetto suo. Mi ricordo servitore affettuosissimo al Padre D. Benedetto, al quale et a V. S. prego da Dio lunghezza di vita et accrescimento d'ogni più desiderato bene.
Di Roma, il dì 21 di Luglio 1618.
Di V. S. molto Ill.re et Ecc.maS.r Galil.o Fir.e
Devot.mo et Obblig.o Ser.reGiovanni Ciampoli Linc.o
Fuori: Al molto Ill.re et Ecc.mo S.re e P.ron mio Col.oIl S.r Galileo Galilei, Linceo.
1335*.
GIOVANFRANCESCO SAGREDO a GALILEO in Firenze.
Venezia, 28 luglio 1618.
Bibl. Est. in Modena. Raccolta Campori. Autografi, B.a LXXXVIII, n.° 78. - Autografa.
Molto Ill.re S.r Ecc.mo
Finalmente ho cavati dalle mani cinquanta scudi d'argento dal S.r Cremonino(864), che mi dà speranza in breve saldar la partita. Se così egli farà, io rimetterò l'intiera soma a V. S. Ecc.ma; altrimenti, le farò capitar questi cinquanta a buon conto: o se volesse che io facessi qualche spesa, mi comandi, che sarà servita.
Il Germini, veduto fermato il fattor vecchio et scoperta la sua inertia, ha perduto le sue speranze della successione(865), et, non so se per questo o per altro, ci ha causato altri nuovi danni, contro il protesto fattogli da' paesani et contro il mio espresso commandamento.
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