Le ho scritto ancora alcuna cosa del Germini et alcun'altra di quell'amico suo. Lungo sarebbe del Germini scrivere tutti li particolari de' suoi mancamenti, sicome dell'altro amico: tanta è la varietà delli discorsi fatti et così importante la materia, che meglio è tacere che dirne poco et senza fondamento sicuro. Ogn'uno degli interessati forma il suo particolar concetto, et l'universale un misto di tutti questi. Io non nego di non haver formato il mio in alcuni punti molto fermo et immutabile. Le cose probabili sono discorse da ciascuno a modo suo, et io in quelle non mi fermo; ben, come avezzo alla forma discorsiva mathematica, quando alcuno mi dice per vere alcune sue propositioni, vere o false che si siano in effetto, formo le necessarie consequenze da quelle, et certo di non ingannarmi nella forma silogistica, non admetto all'avversario il negare le conclusioni; et se le nega, non disputo più con lui.
Per la venuta del S.r Zaccaria(880) sono rimasto solevato quasi in tutto dalli negotii, et per ristorarmi dalle fatiche passate mi sono dato questi ultimi giorni all'otio; il che m'ha fatto con lei parere negligente. Il gusto che io ricevo dalle sue lettere et dallo scriverle è pari apunto a quello che ella riceve dalle mie; et in questo mi assicuro che non siam punto l'uno dall'altro differenti. Duolmi infinitamente la sua lontananza, alla quale potrebbesi provedere col venir a curarsi in queste parti. Non si raccorda quello che diseva Ruzante di Pava et del Pavan? che i muorti vien a Pava con le casse al culo, e in puochi dì i arsuscita et vien sani come pesce.
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