Aviso anco V. S. che il Sig.r Marchese Muti(893) et il Sig.r Don Virginio Cesarini, già aggregati insieme col Sig.r Ciampoli, vivono divoti servidori di V. S.; alla quale ancora io, et in questo anniversario della nostra Institutione academica et sempre per l'avenire, mi dedico svisciratissimo servidore, et mi gli raccommando in gratia.
Di Roma, alli 7 di 7bre 1618.
Di V. S. molt'Ill.reDivotiss. Ser.
Giovanni Fabro Lynceo.
1347**.
CARLO MUTI a GALILEO in Firenze.
Canemorto, 7 settembre 1618.
Bibl. Naz. Fir. Mss. Gal., P. I, T. VIII, car. 56. - Autografi la sottoscrizione e il poscritto.
Molto Ill.re Sig.re Oss.mo
Prego V. S. che mi perdoni se ho tardato tanto a scriverle e darle conto, come fo con questa, dell'onore, che ho ricevuto dal Sig.r Prencipe e loro Signori in unirmi a sì onorato numero di Lincei, che di gran lunga trascende ogni mio merito. Credo che questa tardanza havrà trovata appresso di lei qualche scusa o perdono: però non mi stenderò in significargliene la cagione. La voglio ben pregare a passar questo medesimo offitio con cotesti altri SS.ri compagni, senza ch'io dia loro altro incomodo di complimenti, desiderando però sommamente che ciò non mi sia ascritto a mala creanza. Sono altrettanto alieno di simili dimostrationi, quanto volonterosissimo di servirli di vivo core. E con ogni affetto le bacio le mani.
Di Canemorto, a' sette di Sett.re 1618.
Di V. S. molto Ill.re[....] Galileo Galilei. Firenze.
Aff. S.reCarlo Muti Lynceo.
Più volte ho hauto memoria cara del discorso hauto al Giardino de' Medici, del'impossibilità del moto perpetuo e dela magior velocità del moto naturale nel fine; ma non mi son potuto ricordar bene delle ragioni: piglio ardire di pregarla ad accennarmele solamente, et havermi per suo discepolo e fratello.
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