Ma io non pretendo lodar V. S. così di passaggio, in componimento così vile come sono le lettere. Credami dunque che l'haver ragionato di lei con qualche ammiratione de' suoi pregi, è stato effetto dello stupore che in me vive delle qualità sue, più tosto che di volontà ora determinata di celebrarla. Voglio che l'haver narrato gli utili che ricevei dalla cognitione di lei, li persuada ch'io da quel tempo in qua non son vivuto affatto ozioso dalle fatiche litterarie, come le potrà raccontare il S.r Ciampoli, e che sebene la debbolezza della mia distempratissima complessione impedisce quel fervore negli studii, ch'io per natura havrei e per neccessità nudrirei in me, contuttociò non mi lascio marcire nella negligenza. Narro a V. S. qual sia stata la conditione mia, sì perchè so ch'ella gode che gli amici suoi le siano rivali nell'amore della scienza, come anco per esser instituto del nostro consesso Linceo il raguagliarci per lettere delle fatiche studiose. Non vengo però a riferire specialmente in che mi sia affaticato, perchè, s'ella havrà curiosità di saperlo, dal S.r Giovanni nostro collega lo saprà: le accenno solo che, se negli studii di lettere humane e particolarmente di poesia (ne' quali il S.r Ciampoli et io havemo qualche pensiero di novità non affatto disprezzabile) mi accorgerò d'haver fatto qualche profitto, il far commemoratione in essi di lei sarrà mia principalissima impresa, e le prometto che nel frontespicio delle mie fabriche poetiche risplenderà per ornamento mio il suo nome.
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Ciampoli Linceo Giovanni Ciampoli
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