Mi escusi V. S. molto Ill.re del tedio: mi conservi il suo amore et mi commandi. Con che fine le auguro dal Signor Dio felicità, et li bacio la mano.
In Cadore, a 12 Decembre 1618.
Di V. S. molto Ill.reS.re Aff.mo
Zacc.a Sagredo.
1361**.
GIOVANFRANCESCO SAGREDO a [GALILEO in Firenze].
Venezia, 15 dicembre 1618.
Bibl. Naz. Fir. Mss. Gal., P. VI, T. X, 2, car. 54. - Autografa.
Molto Ill.e S.r Ecc.mo
Pensava hoggi poter inviare a V. S. Ecc.ma alcun vetro della mia 1a esperienza; ma invero, trovo che anco questa professione di virtù si può mettere con l'ordinaria di alchimia, che sempre incontra in qualche disgratia. La compositione era di cristallo di monte in luogo di cuogolo; il vaso si è rotto; pure, havendosi ricuperata parte della materia è stata tramutata in altro vaso, il quale essendosi anch'esso rotto, a fatica si sono fatte circa 30 cilele, et per non esservi stata data la debbita proportione di zafaro, son riuscite verdi assai, et mentre due se ne sono volute lavorar, han fatte diverse crepature, per non essere ben ricotte. Per certa esperienza fatta frettolosamente, parmi questa materia essere assai più legiera del vetro ordinario, che mi fa credere potervi esser dentro infiniti invisibili vacui, i quali forse renderanno la refrattione irregolare et però dannosa al nostro bisogno. La settimana ventura le ne manderò alcuno, buono o cattivo che reuscirà. Hora si trova un patelato di cristallo ordinario al fuoco: spero in un mese possi riuscir buono.
Il S.r Zaccaria si trova in Cadore e spedisce li conti col Germini, rapacissimo et impertinentissimo.
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