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      Nè mi rimuove da questo giuditio quello che V. S. Ecc.ma mi scrive, che costì gli artefici non arrivino alla sottigliezza de' nostri; perchè le dico solamente, in parola di verità, che il Germini tanto s'intende del governo di una fucina et d'un negotio di ferrarezza, quanto sono perfetti matematici li scolari Alemani che sono sotto la disciplina del Pignano(948), che pur heri da certo scolare Veronese, che fu da me, è stato lodato per un gran matematico et per un gran testone che di tutto s'intende, non per altro che per haverlo udito a parlare arditamente di sfere, cilindri, coni, parabole, paralelepipedi, eccentrici, epicicli, eclitiche et mill'altri nomi novissimi non intesi dagli ascoltanti, si pensava forse ch'egli fosse il più bell'ingegno del mondo, a saperne così facilmente discorrere. Ho ben io havuto un altro fattore da Pistogia, che tanto avanzava di intelligenza et sottigliezza i nostri lavoranti, quanto supera l'oro di perfettione il rame. Ma questo poco m'importa; basta che a debbito tempo il galanthomo paghi l'intacco furtivamente fattoci. Tutte queste cose io scrivo palesemente; et perchè son verissime, haverò anco a caro che sian dette a mio nome al medesimo Germini, aggiongendogli che dopo la sua partita il nuovo dispensiero, venuto in luogo di lui, ha fatto pescare il ferro, sparso già più di un anno per l'inobedienza del Germini, et n'ha ricuperati undici fasci et una cassa d'azzal, dandoci speranza che si ricupererà anco il resto, se la molta grava, sopravenutagli in tanto tempo, non impedirà.


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Le opere di Galileo Galilei
Volume XII. Carteggio 1614-1619
di Galileo Galilei
Barbera Firenze
1964-1965 pagine 687

   





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