Mi pervenne essa copia nelle mani con occasione che, havendo prestato un mio originale, ottimamente scritto in esquisita lettera, ad un francese amico mio, egli lo prestò all'ambasciatore d'Inghilterra, che me lo fece richiedere poi in dono, rissoluto di non restituirlo; onde havendomi dimostrato ritroso, fingendo non haverne altra copia, mi feci poi dare quella che ho mandata, la quale, sendo scritta(969) da un oltramontano, è però scorettissima. Ho appresso di me la originale delle stesse lettere, di pugno del ribaldo Gesuita, tra le quali ho fraposta la copia delle mie; et l'offerisco impresto a V. S., non volendo assolutamente privarmene, tenendolo grandemente caro, per poter con quello assicurare gl'increduli della verità dell'historia, acciò non la riputassero per favola. Principiai già un comento, nel quale volevo particolarmente raccogliere et comprobare diversi grandi et inescusabili errori di Mess. Roco, parimente l'artificio dell'auttore per condure nell'imboscata l'ingordo et rapace hipocrito; ma nelle mutationi di casa si è smarito, e temo di non rifarlo se non in capo dell'anno grande, acciò di nuovo si perdi.
Al Varotari(970) ho fatto l'ambasciata di V. S.; et prima che io ricevessi le sue lettere, feci moto del desiderio suo al S.r Contarini(971), il quale mi disse che sapeva benissimo quali fossero li due quadri, offerendoli, sempre che il Varotari voglia attendervi. Hor esso Varotari s'escusa di non poter andar a casa del S.r Contarini se non con grande incommodo, onde procurerò che gli siano dati i quadri a casa.
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