Che sarā fine di queste, bacciandole affettuosamente la mano.
In V.a, a 21 Sette. 1619.
Di V.S. Ecc.maTutto suo
G. F. Sag.
Fuori, d'altra mano: Al molt'Ill.re Sig.r Oss.moL'Ecc.mo Sig.r Galileo Galilei.
Firenze.
1421*.
CARLO MUTI a GALILEO in Firenze.
Canemorto, 24 settembre 1619.
Bibl. Naz. Fir. Mss. Gal., P. I, T. VIII, car. 86-88. - Autografa.
Molto Ill.re Sig.r mio Oss.mo
Per la prossima sua viddi la memoria che tiene di me, e con questa vengo a ringratiarnela sommamente, e le dico come molti giorni sono ricevei il volumetto del Discorso della Cometa, del quale V. S. ha voluto favorirmi particolarmente, e subito mi posi di novo a leggerlo con gusto mirabile, sebene č molto che non leggo niente per dubbio della sanitā, per altro bona, ma mi priva di molta satisfatione, facendomi restar in questa vita cosė come sono. Questo trattato mi č gratiosissima medicina, per la chiarezza e varietā di cose stimatissime e nove. Mi sovenne a dovernela ringratiar subito per la parte mia, ma perchč erono precorse altre mie lettere di ringratiamento di quello che ero io certo d'havere, e per non so qual negligenza trascurai di replicare al'orecchie sue occupatissime altro offitio, se bene doveo farlo, e non trascurarlo, per accusarli almeno la receuta di questa gratia, e non l'haverei dato cagione di scrivere sua scusa, quale io non potevo aspettar nč v'ha loco, perchč sono sempre a tempo l'eccessi delle gratie che mi fa, che son tante, che rimprovano a me le colpe mie. Dubito ancora di haver trascurato simile offitio quando hebbi, per gratia che lei me ne fece, i Discorsi del moto perpetuo e naturale(1047), resimi per mano del S.r Ciampoli, quali m'hanno dato rimorso per l'incomodo che si prese, non douto a me che non son bono a servirla, se bene pur douto al'infinito amor et osservanza che le porto.
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