La ringratio infinitamente con questa d'ogni sua cortesia con ogni mio maggior affetto, e la prego ad assecondare la mia volontà, che è che lei non faccia stima de' mei defetti esteriori, e non aspettare se non scarse ignoranti demostrationi del mio desiderio grandissimo di servirla.
Il S.r Card. Muti(1048) è a Roma; mio padre(1049) è qui, e venne per complire col fratello di N. S., qual ha voluto honorar questo loco di sua presenza. Mi disse il Duca mio padre quello ch'io replico spesso, che bisognarebbe haver dalla mano di V. S. tutta la filosofia, chè ben potrebbe darla, almeno una virtù efficace di produrla, e che ci fosse designato quello che con Seneca V. S. in questa opera ci dice(1050) bisognare al mondo per intelligenza delle cose del celo. Staremo poi aspettando la scrittura de' Padri Gesuiti: intendo che è andato a Perugia per stamparla là(1051). Sto con aspettativa grande, perchè sono valenthomini. Non ho potuto sapere nissun particolare, nè mi son curato, perchè presto uscirà al mondo. Mi dissero alcuni che non faceva tanto sterile il moto, e diceva qualche cosa in favor della parallasse, e che con un esempio veniva a render sospetto l'esempio della candela accesa dentro la conca etc., del quale si ricerca verità, e che si lamentava con dire che lei non ha hauto causa di così acerbamente lacerarlo: ogn'altra cosa pare a me che V. S. faccia: non so ch'ancora del'obliquo e curvo di Ticone e del'effetto del'occhiale: insomma mi veniva detto che s'andava raggirando intorno ogni cosa che V. S. ci ha donata, se bene chi m'ha parlato non so come possa sapere questi inaccessibili secreti, e credo che siano immaginationi sue.
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