Da Roma mi vengono promesse copie meravigliose di pitture rarissime. Sto aspettandole con desiderio. Se costì vi fossero copiatori buoni, et si potessero haver buoni originali, spenderei volentieri una cinquantina di scudi, cavando io un singolarissimo gusto dalle belle pitture: et belle intendo quelle che son fresche, moderne, vaghe et naturali, sì che ingannino l'occhio, lasciando le affumicate, antiche, artificiose, malinconiche et originali a gli altri più belli ingegni di me.
Nel dispiacer ch'io sento per l'aviso datomi da V. S. Ecc.ma dello stato cativo del Germini, godo almeno imaginandomi che ella si possi esser assicurata che le ho sempre scritto il vero di questo soggetto, e che sia hora conosciuto da lei di quelle condittioni che tante volte li ho avvisata. Ho stimato bene spronarlo con mie lettere indirizzate al S.r Ressidente, acciò le accompagni con quattro parole, poichè con lei havrà forse qualche baldanza maggiore che col S.r Ressidente.
Non mi meraviglio che i Gesuiti habbiano risposto fredamente al Discorso delle Comete, perchè i travagli della Germania, cagionati da i loro cattivi consigli, gl'hanno mossa la malinconia. Et per fine a V. S. Ecc.ma baccio la mano.
In V.a, a 15 Novembre 1619.
Di V. S. Ecc.maTutto suo
G. F. Sag.
Fuori, d'altra mano: Al molto Ill.re S.r Oss.moL'Ecc.mo S.r Galileo Galilei.
Firenze.
1428*.
ALESSANDRO TADINO a [GALILEO in Firenze].
Milano, 29 novembre 1619.
Bibl. Naz. Fir. Mss. Gal., P. VI, T. X, car. 81. - Autografa.
Molto Ill.re et Ecc.mo Sig.re mio Oss.mo
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