Qui, S.r mio, non bisogna perdersi d'animo al superarle su riposo e cura diligente. E circa il travaglio della mente, digratia non ce lo pigliamo se prima non si chiarisce bene il fatto che V. S. m'accenna; chè all'hora si pensarà a rimedio, che di raggione non doverà mancare. E sarà bene participar il tutto in Roma, e principalmente col S.r D. Virginio Cesarini, quale al presente, Dio gratia, si trova assai meglio di sanità.
Aspettarò che, quando le sia permesso dalla sanità, compisca le sue fatighe e m'avisi sopra ciò secondo occorrerà, chè ben sa il mio obbligo e desiderio nel servirla. Con ogni maggior affetto le rendo gratie del'annunzio delle buone Feste, e prego a V. S. felicissimo l'anno novo con altri moltissimi appresso, e lo bacio le mani. Io séguito al meglio che posso le mie fatighe, tutto contemplativo e solitario.
D'Acq.ta, li 4 Genn.o 1621.
Di V. S. molt'Ill.re e molto Ecc.teAff.mo per ser.la sempre
F. Cesi Linc.o P.
1489*.
BONAVENTURA CAVALIERI a GALILEO in Firenze.
Milano, 13 gennaio 1621.
Bibl. Naz. Fir. Mss. Gal., P. VI, T. X, car. 97. - Autografa.
Molto Ill.re et Ecc.mo S.re
Hebbi la sua gratissima, quale mi fu di tanto gusto, di quanto disgusto m'è stato l'esserne sin all'hora privo. E quanto all'affettione ch'ella mi dice portarmi, sappi che n'è benissimo controcambiata dalla prontissima voluntà che ho sempre hauta et ho di servirla in cosa ch'io possa, sì come almeno non manco con la lingua di celebrare il suo valore etc. Farò poi co 'l Sig.r Cardinale(111) e Giggi(112) quanto mi comanda etc.
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