Del resto V. S. mi scuserà della temerità mia di usar troppo parole con persona co la quale più conviene haver pronto l'orrechio che la lingua, perchè per l'imaginarmi di parlare con V. S., quasi che fosse presente, per il gusto grande sono trascorso in tanta longhezza di parole. Aspettando adunque d'esser favorito da V. S. di qualche sua, che mi sarà gratissima, farò fine, pregandola che vogli ricordarmi servitore al molto R. P. D. Benedetto(151), come faccio parimente io con V. S., augurandoli dal Datore d'ogni bene longhezza di vita in questo mondo, perchè ne possi egli ricevere quell'utilità della quale già riconosce ottimi principii, simili mezi, e ne spera da V. S. non dissimil fine.
Di Milano, alli 28 Luglio 1621.
Di V. S. molto Ill.re et Ecc.maSer.re Ob.mo
F. Bonaventura Cavallieri.
1505*.
GIULIO CESARE LAGALLA a [GALILEO in Firenze].
Roma, 30 luglio 1621.
Bibl. Naz. Fir. Mss. Gal., P. VI, T. X, car. 112. - Autografa la sottoscrizione.
Molto Ill.re et Eccel.mo Sig.r mio P.ron Oss.mo
Longo silentio è passato tra me et V. S. Eccel.ma, per rispetto che io ho hauto di non fastidirla et per non dargli occasione di rispondere. Hora son constretto di romperlo et ricorrere al favore di V. S., nella occasione di queste mie opere che io scrivo, delle quali è già finita l'opera De immortalitate animorum ex Aristotelis sententia(152), nella quale io non solo la tengo immortale con Aristotele, ma anche forma informante et moltiplicata, salvando l'eternità del mondo et l'eternità della specie, senza uscire dalli principii di Aristotele nè dal lume naturale.
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