Ora, che io stia aspettando con avidissimo desiderio la risposta di V. S. al medesimo Sarsio, non solo glielo deve persuadere la debita propensione dello animo mio verso di lei, ma la certa speranza che tengo che ella sia per attutare tutte le proposte difficultà e superare la alta espettatione che di lei si porta. Vagliane ciò a pregare V. S. che, se non per gloria sua, almeno per compiacimento dei suoi partiali e del mondo, non voglia più differire il publicare la sua scrittura, alla quale, benchè io sia uno degli ultimi spettatori in questo theatro literario, già colla mente acclamo ed applaudo. A V. S. intanto prego dal Signore Iddio continua salute e gratia, e di core me le offero.
Da Canemorto, alli 15 di Agosto 1621.
Senza dubbio mi scuserà se non li scrivo di proprio pugno. Io me li ricordo obligatissimo, e la prego a valersi in qualche cosa, dove io vaglia, dell'opera mia, come persona delle più affettionate di core che lei habbia. È stato risposto a bastanza, come vogliono, dal S.r Mario. Ma adesso s'aspetta che V. S., non risponda, ma con questa occasione ci doni qualche cosa della sua philosofia, più di tutto e d'ogni altra cosa desiderabile, e per invitar altrui a dir in contrario e trovare più facilmente la verità. N. S. la feliciti.
Di V. S. molto Ill.reS.r Galilei.
Aff.mo S.r di coreCarlo Muti.
1508*.
TIBERIO SPINOLA a [GALILEO in Firenze].
Anversa, 25 agosto 1621.
Autografoteca Morrison in Londra. - Autografa.
Molto Illustre Sig. mio Osser.mo
Subito che capitò qui il S.r Gio.
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