Di Roma, il dì 26 di 9mbre 1621.
Di V. S. molto Ill.re et Ecc.maS.r Galileo Galilei. Fir.e
Dev.mo Ser.reG. Ciampoli.
1514.
FEDERICO CESI a [GALILEO in Firenze].
Acquasparta, 2 dicembre 1621.
Bibl. Naz. Fir. Mss. Gal., P. VI, T. X, car. 114-115. - Autografa.
Molt'Ill.re e molto Ecc.te Sig.r mio sempre Oss.mo
Di quanta consolatione mi sia stata la gratissima di V. S., non posso a bastanza esprimerlo, ma ben potrà da sè stessa imaginarselo, sapendo l'affetto et obbligo mio, il desiderio ch'ho sempre d'intender nuova di lei, e quanto possa sollevarmi da qualsivoglia travaglio. Le rendo dunque infinite gratie del'humanissima e pietosissima sua; ricevo il buon annuntio che cortesemente mi fa; e mi protesto che s'io non procuro spesso di questi conforti e sodisfattioni, ciò è per non darle briga di scrivere, desiderando io la sanità di V. S. sopra ogn'altra cosa.
Godo grandemente che habbia compita la risposta al Sarsi, sicurissimo che le haverà ben mostrato che altro è il filosofare per la verità che l'empire le carte di galanterie e scherzi. Starò con intensissimo desiderio non solo di quanto prima vederla, ma anco che sia da ciascuno vista; et il S.r D. Virginio nostro in Roma bramava similmente. Fui seco molti giorni; anzi in un mare di negotii e complimenti, che m'arrecò Roma subito giontovi, non ritrovai altra consolatione che appresso di lui e di Mons.r Ciampoli nostro. Mi ridussi di nuovo qui dalla famiglia, ove hora séguito, però con la solita stracchezza, l'esercitii delle mie contemplationi, alle quali il S.r D. Virginio s'è compiaciuto non poco spronarmi et animarmi.
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