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      La mia debolezza e la legerezza del Discorso mandatoli, per uscir elli della via ordinaria, ma forsi più per non esser con accuratezza e diligenza da me fatto e ordinato, m'hano ben fatto spesso venir in sospetto che 'l suo non rispondermi fosse una risposta tacita etc.; ma pure mi son consolato pensando che, se non altro, almeno harà riconosciuto in me ch'io persevero nella divotione, o per dir meglio nell'affettione, verso le matematiche, che i suoi motivi già in me procreorno e che la lor eccelenza richiede. Intesi anco che lo volea mostrare al P. D. Benedetto: non ho però inteso pur di lui sin hora cos'alcuna; là onde io desidero esser da lei favorito non solo di ciò che ho detto di sopra, ma anco di darmi nuova del detto Padre, chè mi farà cosa gratissima.
      Intesi anchora che lei mi volea far venire a Fiorenza per prevalersi di me. Io li dico, hora per sempre, ch'io sarò sempre prontissimo a' suoi commandi; e se io havessi inteso un puoco più chiaro la cosa, harei cercato senza sua briga di compire il suo desiderio, sì come lo farò, accennandomi ella solo il suo pensiero; che perciò me ne sto sospeso, senz'applicarmi determinatamente a cos'alcuna ferma qui in Milano.
      Desidero poi sapere la solutione di questo puoco dubio che m'occorre in Euclide, et è che mi par che superfluamente elli dimostri dei numeri quello istesso che prima ha demostrato de magnitudinibus: v. g., la maniera di trovare, dati duoi numeri, la lor massima commune misura parmi esser l'istessa che del trovarla di due grandezze, il che già ha insegnato nel principio dell 10° libro.


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Le opere di Galileo Galilei
Volume XIII. Carteggio 1620-1628
di Galileo Galilei
Barbera Firenze
1964-1965 pagine 592

   





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