Mando a V. S. qui annessa una lettera del S.r Principe Cesi; credo che l'avvisi d'haver letto il trattato di V. S.(219). L'havere io inteso da varie parti che V. S. haveva accresciuto quel discorso della reciprocazzione del mare di molte curiosissime speculazzioni(220), mi dà ardire di supplicarla a degnarsi di farcene in qualche modo consapevoli, assicurandola che le divinità delle sue dottrine non sono con maggiore divozione della mia altrove adorate ed ammirate, sebene il mondo e tutti i saggi la riconoscono per l'unico e vero ornamento della Italia, anzi delle scienze. Et per fine bacciandole affettuosamente le mani, me le ricordo obligatissimo.
Di Roma, il dì 12 di Gennaio 1623.
Di V. S. molto Il.reAff.mo et Oblig.mo S.e
Virg.o Cesarino Linceo.
1546.
GALILEO a [FEDERICO CESI in Acquasparta].
Firenze, 23 gennaio 1623.
Bibl. della R. Accademia dei Lincei in Roma. Mss. n.° 12 (già cod. Boncompagni 580), car. 143. - Autografa.
Ill.mo et Ecc.mo Sig.re e Pad.ne Col.mo
Lo stato ancipite di V. E. variamente muove me ancora, affliggendomi hora con le sue perturbazioni et hora consolandomi con la sua filosofica tranquillità, sicuro che questa l'aiuti ancora a scorrer le sue tempeste più placidamente. Io scrivo allungo all'Ill.mo S. D. Virginio, e l'istessa sua lettera credo verrà anco a V. E. in compagnia di questa; e mi piglio questa libertà di trattar negozii comuni comunemente, senza offesa della filosofia. Saluto affettuosissimamente il S. Stelluti: al S. C. Honofrio(221) mi ricordo l'istesso antico e devotissimo servitore; e non sono 15 giorni che rilessi una sua scrittura sopra la caduta delle Marmore(222), la quale, se piacesse a Dio, vorrei pure una volta vedere.
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