Io prego Dio con tutto l'affetto che conceda molti anni di sanità a V. S., per gloria de gl'ingegni italiani e per singolar felicità de' nostri tempi. E qui facendole reverenza, la supplico a continuarmi l'amor suo, stimato da me per singolar titolo di gloria. Il S.r D. Virginio le si ricorda affettuoso servitore.
Di Roma, il dì 6 di Maggio 1623.
Di V. S. molto Il.e et Ec.maS.r Galileo Galilei. Fir.
Dev.mo et Obblig. Se.reG. Ciampoli.
1558.
MARIA CELESTE GALILEI a GALILEO in Firenze.
Arcetri, 10 maggio 1623.
Bibl. Naz. Fir. Mss. Gal., P. I, T. XIII, car. 24. - Autografa.
Molto Ill.re Sig.r Padre,
Sentiamo grandissimo disgusto per la morte della sua amatissima sorella e nostra cara zia(244); ne habbiamo, dico, grave dolore per la perdita di lei et ancora sapendo quanto travaglio ne havrà havuto V. S., non havendo lei, si può dir, altri in questo mondo, nè potendo quasi perder cosa più cara, sì che possiamo pensare quanto gli sia stata grave questa percossa tanto inaspettata: e, come gli dico, partecipiamo ancor noi buona parte del suo dolore, se bene doverebbe esser bastato a farci pigliar conforto la consideratione della miseria humana et che tutti siamo qua come forestieri e viandanti, che presto siamo per andar alla nostra vera patria nel Cielo, dove è perfetta felicità e dove sperar dovi[a]mo che sia andata quell'anima benedetta. Sì che, per l'amor di Dio, preghiamo V. S. a consolarsi e rimettersi nella volontà del Signore, al quale sa benissimo che dispiacerebbe facendo altrimenti, et anco farebbe danno a sè et a noi, perchè non possiamo non dolerci infinitamente quando sentiamo che è travagliata o indisposta, non havendo noi altro bene in questo mondo che le[i].
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