Non posso esagerarle se non col silenzio. Si leggono nell'effigie di Nostro Signore tutte le virtù. Vi sta dipinto il secol d'oro. Vi trionfa la religione, vi campeggiano vive speranze di Santa Chiesa. Mi rallegro ch'ella si rallegra, e le professo obligazioni che meco le partecipi, benchè di già nel mio pensiero io l'havessi veduta giubilare. Mi duole ch'ella non sia presente colla presenza, com'è coll'animo, acciò potesse prenderne maggior parte. Anch'io mi congratulo con V. S., et la prego in segno di gratitudine di qualche suo commandamento, mentre per fine le bacio con ogni affetto le mani.
Di Roma, li 18 d'Agosto 1623.
Di V. S. molto Ill.
S.r Galileo Galilei.
Aff.mo S.reVirg.o Cesarino.
N. S. sente con grand'affetto ragionare delle lodi di V. S., et io con Mons.r Ciampoli ne facciamo spesso commemorazione. Gli ho letto la cortese lettera di V. S., udita da lui con molta consolazione. Dal S.r P.e Cesis e dal S.r Stelluti V. S. intenderà quanto sia avanti l'opera del Saggiatore.
1569.
GIOVANNI CIAMPOLI a GALILEO in Firenze.
Roma, 18 agosto 1623.
Bibl. Naz. Fir. Mss. Gal., P. I, T. VIII, car. 191. - Autografi il poscritto e la sottoscrizione.
Molto Ill.re et Ecc.mo Sig.r e P.ron mio Col.mo
Se alcuno di cuore si è rallegrato con me, V. S. al certo è uno di quelli, perchè troppo ne promette l'amor che mi porta, esperimentato da me in tutte le occorrenze, e goduto ancora con segni manifesti della gentilezza e bontà dell'animo suo. Rendole affettuose gratie dell'uffitio di congratulatione passato meco, e la prego a persuadersi che è stato da me gradito in estremo, sì come estremo può dirsi l'affetto con il quale le ho sempre corrisposto.
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