Di Firenze, li 18 di Novembre 1623.
Di V. S. Ill.ma et Rev.ma
Humil.mo et Devot.mo Servitore
Galileo Galilei.
1597.
MARIA CELESTE GALILEI a GALILEO in Bellosguardo.
Arcetri, 21 novembre 1623.
Bibl. Naz. Fir. Mss. Gal., P. I, T. XIII, car. 41. - Autografa.
Molto Ill.re Sig.r Padre,
L'infinito amore che io porto a V. S., et anco il timore che ho che questo così subito freddo, ordinariamente a lei tanto contrario, gli causi il risentimento de i suoi soliti dolori e d'altre sue indispositioni, non comportano ch'io possa star più senza haver nuove di lei: mando adunque costì per intender qualcosa, sì dell'esser suo, come anco quando pensa V. S. doversi partire. Ho sollecitato assai i[n] lavorare i tovagliolini, et sono quasi al fine; ma nell'appiccare le frange trovo che di questa sorte, che gli mando la mostra, ne manca per dua tovagliolini, che saranno 4 braccia. Havrò car[o] che le mandi quanto prima, acciò che possa mandarglieli avanti che si parta; chè per questo ho preso sollecitudine in finirgli.
Per non haver io camera dove star a dormir la notte, Suor Diaman[te], per sua cortesia, mi tiene(303) nella sua, privandone la propria sorella per tenervi me; ma a questi freddi vi è tanto la cattiva st[an]za, che io, che ho la testa tanto infetta, non credo potervi stare, se V. S. non mi soccorre, prestandomi uno de i suoi padiglioni, di quelli bianchi, che adesso non deve adoprare. Havrò caro d'intender se può farmi questo servitio; et di più la prego a farmi gratia di mandarmi il suo libro, che si è stampato adesso(304), tanto ch'io lo legga, havendo io gran desiderio di vederlo.
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