Ho riceuta la lettera di V. S. molto Ill.re; e perchè mi fu resa solo ieri, pensando che lei di già fosse partita, stante il bisogno di Vincenzo, havevo di già dato ordine di vestirlo di saia roversa di Firenze, con fodere di fustagno per l'inverno, con le maniche di filaticcio e una semplice spinettina di guarnizione. Bisognarà comprarli ancora un paro di calze, e mi dice di haver bisogno di un mantello di panno, stante che quello che ha è corto assai; però V. S. comandi quel che debbo fare, che tanto farò.
Monsig.r Sommaia mi dice haver riceuta una lettera di V. S. assai tardi dopo la data, ma il libro non l'haveva ancora hauto. Io però, subito gionto che fui in Pisa, li dissi che V. S. glie lo voleva mandare, sì che resta soddisfatto di lei.
Quanto a Cesari, non l'ho più veduto, ma credo se la passi meglio, perchè so che ha parlato a Vincenzo, e se stesse male, me l'haverebbe detto.
Io poi ho avviata la scola numerosissima, e sto bene; quando m'avvanza tempo, leggo il Saggiatore, o, per dir meglio, lo rileggo con infinito mio gusto, e tengo per fermo che il povero Sarsi non possa rispondere parola. In somma è concio male male male. Mi servo ancora nelle private mie lezzioni della lettura di qualche pezzetto del medesimo Saggiatore, facendola cascare a proposito, e trovo che piace a ogn'uno fuor di misura, perchè, se bene la maggior parte delle cose, per non dir tutte, giongono nove alle brigate, tuttavia son dette tanto chiare e spiccano in modo, che venendo da tutti intese, sono ancora da tutti gustate e con meraviglia.
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