Ma oggi l'aria fredda e serena dà indizio di stabilità, e credo che V. S. non doverrà aspettare miglior occasione.
Gl'indici(310) del Saggiatore non si sono per ancora visti, et io ne ho fatta continua diligenza con lo stampatore e libraio, ma stamattina m'è stato significato che gli possa havere hauti il Sig.r D. Virginio; che se sarà vero, domattina me ne chiarirò, e fra tutti in qualche maniera s'opererà che il Sarsi n'habbia uno. Il quale Sarsi (per replicare a V. S. qualche cosa di quello le scrissi a Aqquasparta) in un primo discorso fatto con un mio amico lodò assai V. S., dicendo che nella scrittura v'era del bono, ma che con tutto ciò voleva replicare, ma fino alle vacanze dell'autunno [non] poteva attenderci, e che poi V. S. haveva un vantaggio sopra di lui, che haveva chi li pagava le stampe. Disse ben di voler replicare senza mordacità (chè di questo si lamentava di lei), e che se V. S. veniva a Roma, voleva far seco amicizia. Di lì a pochi giorni l'istesso amico lo trovò tutto alterato, che dice che haveva visto una lettera scritta di Firenze a un suo amico, che diceva che costì era comparso il Saggiatore, il quale doverebbe haver chiuso la bocca a tutti i Gesuiti, che non saprebbono che si rispondere; e seguitò il Sarsi con questa sciocchezza, che se i Gesuiti sapevano in capo a l'anno rispondere a cento eretici, saprebbono anche farlo a un cattolico. Di lui non so poi altro, ma stamattina ho sentito dire da un Gesuito che fra loro c'è severo comandamento di non discorrere di queste scritture; ma perchè non hebbi tempo di domandare di particolari, non ho per adesso che dirle altro in questo proposito.
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