Ma, perchè non vorrei che V. S. credessi ch'io voglia sermoneggiar per lettera, non dirò altro, salvo che, per avvisarla dell'esser nostro, gli dico che stiamo benissimo, et affettuosamente la salutiamo, in nome di tutte le monache. Et io gli prego da Nostro Signore il compimento d'ogni suo giusto desiderio.
Di S. Matteo, li 26 d'Aprite 1624.
Di V. S. molto Ill.reAff.ma Fig.la
Suor M.a Celeste.
Fuori: Al molto Ill.re Sig.r Padre mio Oss.moIl Sig.r Galileo Galilei.
Roma.
1628*.
GALILEO a [CURZIO PICCHENA in Firenze].
Roma, 27 aprile 1624.
Arch. di Stato in Firenze. Filza Medicea 3883, car. 527. - Autografa.
Ill.mo Sig.re e Pad.ne Col.mo
La certezza che ho della affezione di V. S. Ill.ma verso di me, mi assicura che gli sarà grato l'intendere come, dopo l'essermi trattenuto i giorni santi in Perugia e 15 giorni poi in Acquasparta, giunsi li 23 stante in Roma, alle 3 hore di notte. La mattina seguente fui a i piedi di N. S., introdotto dall'Ecc.mo S. D. Carlo(354), e per un'ora di tempo fui in diversi ragionamenti trattenuto da S. S.tà, con mio singolarissimo gusto. Il giorno seguente per simile spazio di tempo fui con l'Ill.mo S. Car. Barberino(355), e con altrettanta sodisfazione.
Presentai la lettera di Madama Ser.ma all'Ill.mo et Rev.mo S. Card. Medici(356), ricevuto pure con lieta fronte e con humanissime offerte. L'altro tempo lo vo spendendo in varie visite, le quali in ultima conclusione mi fanno toccar con mano che io son vecchio, e che il corteggiare è mestiero da giovani, li quali, per la robustezza del corpo e per l'allettamento delle speranze, son potenti a tollerar simili fatiche; onde io, per tali mancamenti, desidero ritornare alla mia quiete, e lo farò quanto prima.
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