Dice il S.r Marsili che l'Ingoli tiene, benchè gli angoli della paralasse del sole e della luna fossero eguali, nondimeno, rispetto alla maggior lontananza del sole dall'orbe stellato, esser maggiore la paralasse del sole; e similmente avviene, benchè l'angolo della paralasse lunare sia maggiore di quello della solare, avendo la lontananza del sole dal firmamento maggior proporzione a quella della luna che l'angolo di quello all'angolo di questa; e però, mediante questa maggior distanza, le linee della diversità intraprendono maggiore spazio di cielo, e maggiori o maggior numero d'asterischi. Da quel poco che ho veduto in detta scrittura, mi pare che tal pensiero vi sia assai adombrato, ma non ispiegato quanto basta. Ma avendomi il S.r Cesare detto che non v'è, e che io lo scriva a V. S., ho voluto scrivergliele.
M'è stato detto che il P. Mostro è entrato consultore del Santo Ofizio; ma non lo sapendo da lui, non lo dico assolutamente. Il S.r Marcello Sacchetti bacia le mani a V. S., e insieme col S.r Matteo, suo fratello, mi fanno instanza che io proccuri d'avere il suo ritratto, che lo vorrebbero mettere in compagnia d'altri personaggi, in certe stanze che hanno messo a ordine a terreno per la state. V. S. sa che anche il Cavalier Marino lo voleva. Se V. S. ne mandasse uno a questi Signori, il Marino l'avrebbe poi da loro. Penso che il P. Don Benedetto sarà tornato a Firenze. V. S. mi faccia grazia di ricordarmeli servidore. Il S.r Cesare Marsili passerà di costà al suo ritorno per Bologna, e si ripiglierà le scritture.
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