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      Gli replicai che corresse contro al vento; a che non rispose in contrario, ma disse bene che ci aveva gran difficoltà. Io volsi più che potevo farlo rimaner capace, e gli dissi che considerasse qualunque proiezione di un corpo, e in spezie le proiezioni che si fanno orizontalmente, come d'una balestra e simili strumenti, che non sono altro che un moto della corda velocissimo e un lasciar cadere, nel finire il moto, la palla liberamente; e che, se la proposizione di V. S. non fusse vera, la palla d'una balestra dovrebbe cadere subito in terra; nè si poteva attribuire all'aria quel moto, perchè la corda ne moveva pochissima. Qui rimase dubbioso, e andammo all'orazione, la quale essendo durata circa a un'ora, doppo mi disse che allora aveva compreso quel che io dicevo esser vero. Io ho voluto che egli resti capace di questo, perchè mi pare che egli non aborrisca molto il moto della terra, quando ci sian ragioni buone per tal moto e si lievino le opposizioni che in contrario si arrecano; tra le quali a lui pareva questa una importantissima difficoltà. Quanto al suo rispondere, io non posso penetrare cosa nessuna, non essendo mai entrato nelle cose passate.
      Ho voluto dar conto minutamente a V. S. di ciò, a fine che non si maravigli se una volta diventasse tutto suo, perchè mostra gran desiderio di intendere le sue opinioni e la loda assaissimo, se bene questo potrebbe essere artifizio. Da me non caverà nulla senza saputa di V. S., la quale prego a scrivermi se gli debbo mostrare la risposta all'Ingoli(429) quando me la avrà mandata.


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Le opere di Galileo Galilei
Volume XIII. Carteggio 1620-1628
di Galileo Galilei
Barbera Firenze
1964-1965 pagine 592

   





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